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Sunday, June 11, 2006

Quando La psicoterapia può far bene all’Artrite

Interessanti conclusioni di una ricerca dell’Università di Sidney su cinquanta malati

Un gruppo di ricerca inglese, guidato dall’australiano L. Sharpe, del dipartimento di psicologia clinica dell’Università di Sidney, ha pubblicato, sul numero di marzo di Rheumatology, i risultati di uno studio che «aggiunge evidenza», come si dice, agli effetti curativi della psiche su tipiche malattie organiche, come l’artrite reumatoide. Otto settimane di psicoterapia, in aggiunta al trattamento medico standard, hanno avuto effetti positivi significativi sul decorso della malattia. I ricercatori hanno diviso cinquanta persone, con una diagnosi di artrite reumatoide da circa dodici mesi, in due gruppi, formati a caso: tutti e due sono stati visitati dalla stessa équipe medica, hanno ricevuto lo stesso trattamento farmacologico, hanno riempito gli stessi questionari per valutare lo stato dell’umore e il livello di disabilità.

A uno dei due gruppi, però, è stato aggiunto un trattamento di psicoterapia: una seduta individuale di un’ora, una volta a settimana, per otto settimane consecutive. Dopo un anno e mezzo dalla fine dello studio, molto netta era la differenza riguardo al tono dell’umore: i livelli di ansia e depressione erano molto più alti e diffusi tra i non trattati con psicoterapia. Ma questo era prevedibile.Meno prevedibili, per chi ha una visione diciamo classica della reumatologia, sono i risultati sull’andamento della artrite misurata come disabilità. Infatti: il 52 per cento del gruppo in solo trattamento farmacologico, dopo 18 mesi, era peggiorato, a fronte del 13 per cento del gruppo con in più la psicoterapia. In quest’ultimo, i «molto migliorati» sono stati addirittura il 30 per cento, contro il 10 per cento del gruppo che ha usato solo farmaci. Insomma, differenze davvero notevoli riguardo all’andamento di una malattia, che causa molte sofferenze e che ancora è difficile da trattare.

Ma perché si cercano nuove terapie? Perché il quadro è desolante. «Nei primi due anni di malattia, nonostante il trattamento», scrivono Raphael Goldbach e Peter E. Lipsky della Direzione del National institute of arthritis and musculoskeletal diseases, a Bethesda in Usa, «il 70 per cento dei pazienti presenta distruzione articolare documentata radiograficamente.Dopo 10 anni di malattia, si arriva al 90 per cento». E la conclusione di questo studio, comparso su Annual Reviews of Medicine 2003, non è proprio incoraggiante: «Nonostante i progressi nelle terapie, solo una piccola parte di pazienti va in remissione».

Ecco perché lo studio di cui abbiamo parlato, può rappresentare una alternativa terapeutica importante, che, alla lunga, visti i guadagni in termini di disabilità, può dimostrarsi anche meno costosa del solo trattamento farmacologico. Con un’avvertenza: l’aggiunta del trattamento psicoterapeutico è efficace se instaurata precocemente.

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