Sono 15 milioni gli italiani che ogni giorno si trovano ad affrontare problemi di sofferenza e dolore fisico a causa di malattie, ma la terapia del dolore in Italia è ancora ai pali. Lo rivela una ricerca condotta in Europa dall’Associazione italiana per lo studio del dolore (www.aisd.it), che ha evidenziato anche le differenze di assistenza tra Paese e Paese. In Italia poco meno di un quarto della popolazione accusa sofferenza (uno su 5 è la media europea) e la metà dei malati soffre 10 anni prima di curare il dolore. «Ma la cura è spesso inadeguata — dice Giustino Varrassi dell’Aisd — e la metà dei pazienti abbandona il trattamento». Il dolore cronico nel nostro Paese è trascurato per diversi motivi, come spiega Cesare Bonezzi, responsabile del Centro di terapia del dolore della Fondazione Maugeri di Pavia: «L’utilizzo degli antidolorifici più potenti, come morfina e oppiacei, per il controllo del dolore cronico non legato alla malattia neoplastica, risente di pregiudizi e inadeguata conoscenza dell’efficacia e degli effetti collaterali di tali farmaci. A ciò si aggiunge una scarsa distribuzione sul territorio di Centri per la terapia del dolore». Precisa il dottor Furio Zucco, responsabile della terapia del dolore all’ospedale di Garbagnate (Milano): «Una intesa Stato-Regioni, nel 2001, ha varato un provvedimento sulla terapia del dolore, con l’obiettivo di creare "Comitati per l’ospedale senza dolore", senza però nè obblighi nè corrispettivo economico.
Di fatto, ogni Regione ha interpretato a modo suo l’accordo, alcune non lo hanno applicato». Ci sono, tuttavia, anche esperienze positive, come quella della Ulss 6 di Vicenza, dove Marco Visentin, direttore dell’Unità di terapia del dolore e cure palliative, ha realizzato con i medici di famiglia e gli specialisti una rete che può far fronte alla forme di dolore provocato da diverse cause: dal mal di schiena, alle neuropatie, dalle vasculopatie, alle malattie reumatiche, fino alle malattie tumorali. «Oggi il dolore — aggiunge Visentin — si può risolvere nel 90% dei casi. Per esempio, nella fase post operatoria, evitarlo significa far guarire prima e meglio». Anche il non profit si occupa del problema e per sensibilizzare l’opinione pubblica è nata la Fondazione Anna Merzagora, in memoria di una signora, morta per tumore, che soltanto nell’ultimo periodo del suo calvario ha potuto scoprire che tante sofferenze sarebbero state evitabili. «Per questo — spiega il marito, Sergio Cesa — ho voluto creare un sodalizio che promuova la conoscenza e la diffusione della terapia del dolore, realizzando anche un libretto dal titolo "Liberi dal dolore"(sul sito www.ildoloredianna.org) e avviando corsi di formazione per medici e specializzandi nel reparto di terapia del dolore della Fondazione Maugeri di Pavia».
da un articolo di: Edoardo Stucchi
www.psicolife.com Psicologia e Ipnosi Terapia a Firenze
da un articolo di: Edoardo Stucchi
www.psicolife.com Psicologia e Ipnosi Terapia a Firenze
No comments:
Post a Comment