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Psicolife - psicologia e psicoterapia a Firenze

Friday, May 05, 2006

Dolore e sofferenza

[tratto da “Disease Management – Il problema del dolore in Medicina Generale – I” di Claudio Blengini, Pacini Editore MEDICINA]

Dolore e sofferenza sono due facce della stessa medaglia, due aspetti estremamente complessi ed intricati del medesimo universo. Se per dolore intendiamo ‘una sensazione sgradevole in conseguenza di una percezione accompagnata da una serie di reazioni a tale sensazione’, ben altro è la sofferenza. In essa la componente fisica,o per meglio dire neurofisiologica del dolore, si accompagna ad una sensazione generalizzata di disagio, che pervade e condiziona, in modo negativo, la vita di chi la prova. Sono qui in gioco aspetti fisici e psichici di malessere che vanno ben al di là della mera rappresentazione fisica del dolore. L’aspetto psicologico e non solo neurofisiologico del sintomo si fa più evidente con la persistenza e la cronicizzazione del dolore. L’intuizione, prima, e la conoscenza, poi, della mancata possibilità di guarigione costringono il malato a considerare una nuova prospettiva e una nuova dimensione della malattia stessa e del dolore: non più elemento di passaggio e di accompagnamento, ma presenza stabile e incombente, con cui coesistere. Termina così la speranza di una possibile guarigione e si instaurano meccanismi di adattamento e convivenza. […] Ma è nella malattia cancro che il rapporto soma e psiche si manifesta in tutta la sua complessità. […] Essa, più di altre malattie croniche, è nell’immaginario collettivo la rappresentazione della disfatta incombente. […] Nessuna altra malattia che non sia il cancro, pur con i limiti e i disagi che pone alla vita di ogni malato quotidianamente, induce altrettante modificazioni sul piano psicologico-cognitivo. [..] [Nella malattia cancro] c’è in effetti qualcosa che va a toccare nel profondo gli archetipi della rappresentazione della vita. Qualcosa che scatena in modo inconscio, primordiale, una marea di sensazioni che affiorano dall’immaginario alla realtà, alimentandosi con i disagi, le sconfitte, le paure di tutti i giorni, nel percorso travagliato e sovente ineluttabile della malattia. Così le parole non dette, i timidi accenni, le divagazioni sul tema, i frequenti controlli, gli sguardi, gli ammiccamenti, i cenni d’intesa tra i curanti e tra i curanti e i familiari, le domande senza risposta, le condotte di esitamento, sono i tanti motivi che rinforzano e rialimentano ogni giorno la spirale della sofferenza”.

Ad opera di Matteo Brotzu
per:www.psicolife.com

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