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Sunday, October 05, 2008

Autolesioni, dolore e dichiarazioni psicologiche

Tratto da: Adnkronos(Adnkronos Salute)
Graffi, tagli e bruciature irresistibili per molti giovani italiani, sempre più inclini all'autolesionismo. Un fenomeno insolito, in crescita ma ancora poco conosciuto, che coinvolge nel Belpaese ben un ragazzo su cinque. E inizia prestissimo. Secondo i dati presentati nel corso 'Autolesionismo, disturbi alimentari e disturbi di personalità' che si terrà domani a Vicenza, il 20,6% degli studenti universitari ha sperimentato nel corso della propria vita un episodio di autolesionismo, con un'età media di inizio intorno ai 12 anni. Ma in che modo i ragazzini riescono a farsi male? Soprattutto con i graffi, scelti dal 50% dei giovani pazienti. Seguono tagli (34%), colpi e lividi (24%), bruciature (20%, una strategia che pare preferita dai maschi), e morsi (14%).

Se si guarda alle scuole superiori, la percentuale cresce ancora: da una ricerca compiuta su 219 studenti emerge che il 22,8% si è procurato ferite o traumi volontariamente almeno un volta nella vita. "Sono diversi i motivi per cui ragazzi si infliggono ferite o si procurano un dolore anche molto acuto: evitare o sopprimere immagini o ricordi dolorosi, o in generale emozioni negative. Ma anche entrare in uno stato di torpore o insensibilità, e avere l'attenzione degli altri", spiega Roberto Ostuzzi, presidente del convegno e della Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare (Sisdca). Questi comportamenti si possono presentare con frequenza e intensità variabili, fino a compromettere l'integrità fisica del soggetto e giungere, talvolta, a esiti fatali. L'indice di mortalità di questi pazienti, precisano gli esperti, è stimato intorno al 9-10%.

Una piccola indagine che sarà presentata al Convegno ha permesso di inquadrare un po' meglio il profilo psicologico di chi ha sofferto o soffre di autolesionismo. Dei 27 soggetti che hanno aderito a un questionario proposto online (22 femmine e 5 maschi) tra i 15 e i 30 anni, il 66,67% presenta notevoli difficoltà nella sfera emotiva; l'11,11% ha lievi difficoltà ma il 22,22% sembra non presentarne affatto. Il 70% riferisce esperienze traumatiche, con tratti rilevanti di rabbia e irritabilità, e l'88% ha elevati livelli di depressione. "Questi comportamenti - sottolinea Ostuzzi - risultano particolarmente presenti in quadri patologici come il disturbo alimentare (anoressia, bulimia o binge eating) di per sé caratterizzati da eccessiva attenzione verso il proprio stato corporeo e dalla sua manipolazione. Ma anche associati a difficoltà di base nell'autostima e nella gestione delle emozioni". E spesso l'autolesionismo si associa a problemi con il cibo.

Secondo un'indagine su un campione di 134 donne con disturbo alimentare (di cui il 26,9% con anoressia restrittiva, il 43,3% con anoressia di tipo bulimico e il 29,9% con bulimia), il 44.6% ha sofferto di autolesionismo. Dalle ricerche svolte nel reparto dei disturbi alimentari della casa di cura Villa Margherita di Arcugnano (VI) su 230 ricoverati, emerge che il 25,7% riferisce episodi autolesivi. Anche secondo questo studio i comportamenti più comuni sono tagliarsi, bruciarsi, mordersi, darsi pugni, graffiarsi, sbattere la testa contro il muro. Rispetto al tipo di disturbo alimentare, questi autolesionisti hanno per il 53% bulimia, per il 42% anoressia (10% restrittiva, 32% di tipo bulimico) e per il 5% binge eating.

La presenza del disturbo di personalità è dell’81%. Inoltre nei pazienti borderline i comportamenti autolesionistici sono estremamente frequenti (75-90%) "e possono essere di intensità tale da portare nel 10% circa dei casi a esiti fatali". "Non stupisce la correlazione dell'autolesionismo con i disturbi alimentari, visto che anche questi ultimi possono essere considerati una forma 'alimentare' del farsi del male, e sono figli di uno stesso tipo di malessere", conclude Ostuzzi.

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