Header

Psicolife - psicologia e psicoterapia a Firenze

Thursday, March 30, 2006

Arriva l'ipnosi per un parto indolore

Arriva l'ipnosi per un parto indolore

Nel corso di un convegno medico nazionale sul "Parto alternativo e alternative del parto", si è discusso di una tecnica innovativa nel suo genere ossia l'ipnosi, che aiuta a partorire senza dolore. Diversi studiosi e ricercatori hanno spiegato che si tratta dell'induzione di un particolare stato mentale, uno stato di coscienza alterata che fa da ponte fra il momento in cui si è perfettamente svegli e lo stato di non coscienza quando si dorme. Bisogna disattivare la parte conscia del cervello, impedendo al principio di realtà di operare, consentendo così alle parole dell'ipnotista di attraversare il corpo e di suscitare immagini ed emozioni. È dimostrato, che l'impiego dell'ipnosi nel campo ostetrico ha più volte evidenziato grande utilità ed efficacia nella facilitazione di tutte le fasi del travaglio. L'ipnosi, produce l'attenuazione dei dolori del parto attraverso due meccanismi fondamentali: è capace di indurre uno stato psicofisico che permette da solo di controllare il complesso dolore-paura e induce una dissociazione percettiva. Va comunque ricordato che l'ipnosi non è tuttavia una tecnica sempre applicabile. Studi recenti indicano che circa il 70% dei soggetti può essere ipnotizzato. Tale percentuale aumenta fino al 90-95% nelle donne incinte che risultano più ipnotizzabili per l'aspettativa ansiosa che spesso le domina e le spinge a cercare aiuto.

Chiedi informazioni a Psicolife per cercare specialisti a Firenze in grado di lenire il dolore da parto.

Friday, March 24, 2006

IL CONTROLLO DEL DOLORE DURANTE IL TRAVAGLIO E IL PARTO

Strumenti di analgesia naturale

Durante i corsi di preparazione al parto puoi sperimentare le innumerevoli tecniche di rilassamento per poter scegliere quella più adatta a te e metterla in pratica nelle pause tra le contrazioni. Tolgono le tensioni dal corpo; favoriscono il recupero di energie; attivano l’intuizione e l’istinto; incentivano il contatto interiore con il bambino; attivano l’emisfero destro del cervello (creativo) e sedano l’emisfero sinistro (razionale).
La respirazione è la prima funzione vitale, è ritmo, movimento e salute. Esistono varie tecniche di respirazione che favoriscono l’eliminazione dello stress e sciolgono le tensioni muscolari, attivano una miglior circolazione feto-placentare attraverso una ossigenazione ottimale.

Le visualizzazioni sono una tecnica efficace, semplice ed estremamente flessibile, che ti mette in contatto con il tuo “panorama interno”, con il tuo immaginario. Facilita l’interazione continua tra mente e corpo mettendoti in relazione con te stessa. Si tratta di una tecnica molto antica, se utilizzata nella preparazione al parto favorisce il legame con il bambino, aiuta a chiarire e rafforzare le proprie scelte per il parto; nel travaglio facilita la dilatazione e la fase espulsiva aumentando la fiducia in te e nelle tue capacità, aumenta la capacità di apertura, di resistenza, favorisce la produzione di ormoni.

Il lavoro corporeo ha come obiettivo di prepararti fisicamente attraverso lo scioglimento delle tensioni muscolari, il movimento, di rendere mobile il tuo bacino e la colonna, di aumentare la percezione e la consapevolezza del tuo perineo. L’attività muscolare stimola in maniera fisiologica tutti i meccanismi che inibiscono il dolore. Attraverso il lavoro corporeo vieni a conoscenza dei tuoi bisogni, delle tue risorse, puoi sperimentarti e trovare elementi di aiuto per affrontare il travaglio e parto.

I massaggi fatti con empatia e coinvolgimento da parte di chi li esegue ti trasmettono affetto, solidarietà, aiuto, vicinanza, alleviano il dolore e facilitano il rilassamento nelle pause.

Impacchi caldi o freddi, agiscono sulle terminazioni nervose, simile al massaggio sciolgono le contratture muscolari.

L'informazione è uno strumento da usare sopratutto prima del parto. Rivedere un po’ la storia femminile, la storia dell’ostetricia e il ruolo degli ospedali ti aiuta a fare il punto della situazione e sarai facilitata nelle scelte per te più adeguate, più realistiche e meno ideali. Confrontarti sulle tue esperienze personali del dolore ti aiuta a capire come affrontarlo, con quali risorse, con quali paure. Riuscire a parlare del proprio dolore (fisico o emotivo) e delle proprie paure con altre donne come te è già terapeutico, alleggerisce ed è strumento di analgesia naturale.

Lo stato ipnoide è un aspetto fisiologico della gravidanza e del parto, indotto dai livelli alti di ormoni, quindi una comunicazione adeguata, lasuggestione positiva può favorire l’analgesia. Simile a uno stato di trance si manifesta sopratutto nella seconda fase del travaglio, prima del periodo espulsivo raggiunge la sua massima intensità. Trasforma la percezione del dolore in qualcos'altro. (visita il sito Blog sull' ipnosi)

La musica, (audioanalgesia), specialmente se scelta da te, diminuisce l’ansia, riduce lo stress e potenzia altre tecniche di rilassamento.

Da secoli l’acqua, idroterapia, calda o fredda, corrente o stagnante, viene usata anche nel parto. Ha delle proprietà terapeutiche e antalgiche. Favorisce l’intimità, aiuta durante la fase di transizione, quando un travaglio si blocca senza ulteriore dilatazione, calma uno stato di panico, riduce il desiderio prematuro di spingere, accelera il travaglio.

La contro-irritazione, consiste in una iniezione sottocutanea di una soluzione ipertonica che provoca un dolore intenso momentaneo scatenando meccanismi inibitori e produzione di endorfine. Con una unica iniezione si può ottenere un sollievo del dolore per diverse ore.

Elettroanalgesia, o TENS (Trans Cutaneous Electrical Nerve Stimulation) offre un aiuto per gestire il dolore durante il travaglio. Consiste nell’applicazione, sulla zona dolente, di elettrodi con una corrente elettrica di bassa intensità. Inibisce fisiologicamente la trasmissione dell'intensità del dolore, producendo sollievo. E’ più efficace quando c'è una buona motivazione, aiuta molto coloro che soffrono di gravi mal di schiena.

L'Agopuntura è una tecnica in via sperimentale, praticata in alcuni ospedali che richiede la presenza di un operatore molto qualificato.
Tratto da un articolo di :Maria Stefancic, Ostetrica

Tuesday, March 21, 2006

"La terapia del dolore? L'Italia è ancora indietro"

di CLAUDIA DI GIORGIO

Dottor Bosco, come si definisce clinicamente il dolore?

Il dolore è uno stato di sofferenza che coinvolge totalmente l'individuo, dal punto di vista fisico, emotivo e psicologico. Bisogna tuttavia distinguere tra due aspetti del dolore. C'è il dolore acuto, che è un segno di malattia e rispecchia la presenza di una patologia. Quindi è un dolore "utile", che serve da segnale d'allarme. Gli va attribuita la giusta importanza ma rimane un sintomo tra gli altri. Noi invece ci occupiamo di dolore cronico, dolore, cioè, che diventa la malattia in se stessa, che rappresenta la malattia perché condiziona l'intera esistenza dell'individuo, influenza profondamente la qualità della sua vita e non è utile al fine di migliorare e caratterizzare una diagnosi. Il dolore, inoltre, determina anche conseguenze familiari e sociali, influendo su tutta la vita di relazione del paziente. Di conseguenza, noi lo affrontiamo nella sua globalità, con un approccio multidisciplinare che vede l'intervento di competenze diverse".

A quali condizioni patologiche si associa in prevalenza il dolore cronico?

"Anzitutto ai disturbi osteoarticolari e muscolari, quindi artrosi, deformazioni dello scheletro, lombalgie e mal di schiena. Un altro settore quantitativamente molto importante sono le cefalee. Le cefalee sono numerosissime: nel nostro paese colpiscono tra il 15 ed il 20 per cento della popolazione adulta, e non stiamo parlando di banali mal di testa occasionali ma di sofferenze che alterano la qualità di vita delle persone e ne limitano la funzionalità.
Perché curare il dolore e non la malattia? In primo luogo perché la malattia spesso è sfuggente, vale a dire che è assai difficile da diagnosticarne con esattezza la causa e quindi la cura (accade spessissimo con le cefalee). In altri casi non ci sono cure efficaci. Nell'artrosi generalizzata, ad esempio, i trattamenti di cui disponiamo sono solo palliativi, cioè evitano il peggioramento ma non guariscono. Tutti i disturbi cronici della colonna vertebrale di fatto non sono trattabili, e le terapie sono essenzialmente lenitive. Su questo tipo di disturbi la terapia del dolore è più efficace e i trattamenti fisioterapici di fatto sono adiuvanti rispetto al trattamento del dolore in sé. Inoltre, ci occupiamo di terapia del dolore per i malati neoplastici".

Dato che non serve a "guarire", che cosa si ottiene con la terapia del dolore?

"Un miglioramento, spesso decisivo, della qualità della vita, e quindi del livello di attività del paziente. In grande maggioranza i nostri pazienti sono anziani, quindi curare il dolore vuol dire contribuire alla loro autonomia, che di per se stessa è curativa anche dal punto di vista del tono dell'umore e di capacità di reazione all'invecchiamento. I malati di cefalea, al contrario, sono in gran parte giovani, quindi nel pieno dell'attività lavorativa. Migliorarne la funzionalità, oltre a rendere migliori le condizioni individuali, riduce anche gli elevati costi sociali di queste patologie, che sono sia costi diretti (per le terapie) che indiretti, in termini di giornate lavorative perse".

In cosa consiste la terapia del dolore?

"C'è un intervento di tipo farmacologico, che segue protocolli terapeutici abbastanza standardizzati (pur essendo ogni terapia personalizzata, esistono linee di guida generali), in cui si usano farmaci analgesici, i cosiddetti antinfiammatori non steroidi, poi oppiacei ed una serie di farmaci ad attività psicotropa, che agiscono sul sistema nervoso centrale, e si adottano come modulatori, cioè per potenziare gli analgesici. Poi ci sono tecniche di terapia del dolore cosiddetta "invasiva", con metodiche mediate sia dall'anestesia classica che dalla neurochirurgia, ad esempio l'impianto di cateteri permidollari (usati essenzialmente nei dolori neoplastici). Infine ci sono tecniche di biofeedback, tecniche di rilassamento, fino a interventi di tipo psicologico. Più che un singolo medico, infatti, la terapia del dolore richiede un centro ambulatoriale con specialisti di varie discipline, quindi, oltre all'antalgologo, un reumatologo, un ortopedico, uno psicologo eccetera".

Chi pratica la terapia del dolore in Italia e da quanto tempo?

"A livello mondiale, a parte qualche pioniere una trentina d'anni fa, non sono più di 15-20 anni che si sono organizzate strutture di ricerca e di cura in questo campo di lavoro. Negli ultimi anni anche in Italia c'è stato un forte interesse, ed oggi in quasi tutte le regioni ci sono uno o più centri di terapia del dolore. Gli anestesisti in generale sono molto interessati, ed esistono due società scientifiche a livello nazionale che si occupano di dolore. In quasi tutti gli ospedali più importanti esistono servizi di terapia del dolore, anche se molti operano ancora su base volontaristica. Grande spazio trova anche campo l'ipnosi e la terapia basata sull'analisi e la gestione del rapporto con il dolore divenuto cronico e che proprio per la sua durata tende a rendere la vita una costante sofferenza. A questo aspetto e alla sua gestione confluiscono gli psicologi e li psicoterapeuti specialisti del settore per restituire al paziente dignità ed autonomia in un quadro, sì disfunzionale, ma non gestibile".

Ma i medici di base quanto ne sanno?

"In Italia c'è molto da fare per far entrare nella cultura del medico di base il concetto di dolore cronico e di trattamento del dolore cronico. Le problematiche aperte sono varie, a cominciare dalla conoscenza dei farmaci da impiegare. Nel nostro paese esiste ancora una forte ostilità all'impiego di oppiacei nella terapia del cancro. In tutti i paesi occidentali più evoluti l'impiego di morfina nel dolore neoplastico è considerato tra gli indici di civiltà. Qui invece abbiamo grossissimi problemi, i medici hanno enormi resistenze. Il medico di base dovrebbe svolgere il ruolo di informatore del paziente riguardo alle possibilità di assistenza domicialere, cure palliative e terapia del dolore. Ma in effetti non lo fa. Più in generale, in Italia c'è un atteggiamento diffuso di paura nei confronti della morfina, considerata quasi come rimedio eroico che sottolinea l'ineluttabilità della situazione. Noi abbiamo una concezione ancora molto fatalistica del dolore".

Cosa pensa, in base alla sua esperienza clinica, della ricerca americana che indica le donne come maggiormente colpite dal dolore ma anche più capaci di sopportarlo?

"Sono assolutamente d'accordo. Le donne sono certamente più soggette a sindromi dolorose croniche, soprattutto cefalee e dolori osteoarticolari. Ma rispetto agli uomini hanno una soglia del dolore più elevata, reagiscono meglio e gestiscono meglio la sofferenza. Insomma, lo provano di più ma sanno tollerano. Globalmente, infatti, rileviamo che le nostre terapie hanno maggiore successo sulle donne".

Sunday, March 19, 2006

Analgesia Ipnotica

L'ipnosi sul piano terapeutico ha numerose applicazioni, ma una delle più importanti é sicuramente nel trattamento del dolore.

Al riguardo, numerosi medici e psicologi riportano casi documentati in cui l'ipnosi é stata utilizzata al posto dell'anestesia.

L'ambito del suo uso per scopi analgesici va dalla cura dell'emicrania o di dolori alle articolazioni al trattamento del dolore cronico.
Con l'ipnosi si può anche rendere il parto indolore.
Sempre più spesso inoltre viene usata in odontoiatria (nell'estrazione di denti o , nella incisione di ascessi) e, in alcuni casi, in operazioni chirugiche anche di un certo rilievo (ad esempio, in interventi al cuore o in asportazioni dell'utero).
Per produrre l'analgesia gli ipnotisti utilizzano tre tipi di procedimenti.

Innanzitutto, l'ipnologo può agire per Suggestione Diretta; in questo caso, dice al soggetto che una certa zona del corpo é completamente insensibile; é quello che si fa ad esempio nel caso di dimostrazioni di ipnosi in pubblico.
Uno dei test più eclatanti in quel contesto é quando l'ipnotista passa una sigaretta sul braccio di un soggetto senza che quest'ultimo avverta alcuna sensazione di ustione.
In questo caso, anche qualora non venga data alcuna suggestione, chi è ipnotizzato non avverte dolore; il più delle volte riferisce infatti solo di aver sentito un certo calore nel punto del contatto.

Alle volte, viene usata una forma di Suggestione Implicita: ad esempio, l'operatore suggerisce al soggetto che la sensibilità della mano é quella che si ha dopo aver tolto il ghiaccio dal parabrezza d'inverno.

Un'altra tecnica usata é quella della Distrazione: il soggetto viene "distolto" dal suo male e viene fatto concentrare ad esempio su un'altra parte del corpo.

Di certo, con l'ipnosi si può sedare l'ansia che accompagna il dolore, ma questo di per sé non spiega perché l'individuo possa distogliersi da questa sensazione.
A livello psicologico, si ritiene che il soggetto si "tiri fuori" da questa percezione, potendola così vivere come se non lo riguardasse.

In tempi recenti si é indagato a fondo sul meccanismo neurologico che genera l'analgesia ipnotica; vediamolo assieme.

Innanzitutto, spendiamo due parole per chiarire come percepiamo e reagiamo al dolore.
Se veniamo a contatto con qualcosa che provoca un'ustione, una frattura o un qualsiasi altro evento doloroso, le prime strutture che intervengono sono i recettori.
Ne abbiamo di più superficiali, che si trovano nella pelle, e di più profondi (nei muscoli e negli organi).
Queste cellule trasmettono la sensazione al midollo spinale (il fascio di nervi che si trova nella spina dorsale) e al cervello.
Già a livello del midollo esiste infatti una recezione ed una risposta agli stimoli dolorosi.
Questa struttura quando "avverte" il "male", scatena delle reazioni automatiche dette riflessi: ad esempio, se mettiamo una mano su una pentola incandescente, ritraiamo istintivamente la mano.
Di comportamenti istintivi come questo é responsabile proprio il sistema spinale.

Dopo questa esposizione sintetica, passiamo ad esaminare quello che accade nel corso di un'analgesia ipnotica.

Al riguardo, ci sono state due correnti di pensiero: una che ritiene che con l'ipnosi si inibisca la percezione del dolore a livello spinale; l'altra che reputa invece che questo avvenga soprattuto nel sistema nervoso centrale.

La prima teoria punta sul fatto che la condizione ipnotica é accompagnata da un rilascio di endorfine (l'omologo endogeno della morfina); alcuni studiosi hanno ipotizzato che l'insensibilità al dolore dipenderebbe dall'effetto di queste sostanze sui considdetti "centri afferenti del dolore" nel midollo.

Sul piano fisiologico, gli oppioidi (come appunto l'endorfina) agiscono infatti sul midollo spinale e su quello allungato (all'interno della colonna cervicale)
Questa ipotesi sembra però smentita da alcune prove empiriche.
L'analgesia ipnotica viene prodotta rapidamente e scompare, a comando, altrettanto velocemente. Al contrario, l'effetto della morfina, e dei suoi derivati, ha necessità di un certo tempo per fare effetto e per essere smaltito.
Inoltre, la somministrazione di naloxone (un'antagonista delle endorfine - che quindi ne blocca l'azione) non modifica minimanente un'analgesia indotta con l'ipnosi.

Altri studi hanno però messo in luce che in qualche misura l'ipnosi può realmente soffocare la trasmissione del dolore a livello spinale; ma non attraverso il canale degli oppioidi.
Esistono infatti sperimentazioni che hanno evidenziato che alcuni riflessi automatici si realizzano solo in modo attenuato durante l'analgesia ipnotica.

Buona parte delle indagini pare invece puntare il dito sull'implicazione del sistema nervoso centrale (il cervello) nella riduzione o nella scomparsa della sofferenza in seguito all'ipnosi.
In parole povere, i centri cerebrali dove viene avvertita la sofferenza verrebbero come "isolati" dal resto.

Una delle argomentazioni che supporta questa interpretazione é il fatto che i parametri fisiologici del dolore (l'accelerazione del respiro o l'intensificazione del battito cardiaco ad esempio) possono permanere inalterati, quando l'individuo, sotto ipnosi, non avverte il dolore.

Attualmente disponiamo di macchinari che consentono di "filmare" il cervello mentre é in funzione come la PET (Tomografia ad emissione di positroni).

Proprio grazie alla PET é stato possibile dimostrare che, nell'uso dell'ipnosi come analgesia, si assiste effettivamente sia ad una sorta "scollegamento" delle aree cerebrali preposte alla percezione delle sensazioni (aree somatomotorie) sia di quelle più interne (regioni limbiche) rispetto al resto del cervello
.


Da un articolo di: Dr. Marco pacori www.psicolife.com

Friday, March 17, 2006

La realtà scientifica dell'ipnoanalgesia

La realtà scientifica dell'ipnoanalgesia
da un articolo
di:
Alberto Torelli

L'analgesia ipnotica è una realtà scientifica, dimostrata in laboratorio con esperimenti controllati, su volontari sofferenti soltanto a livello sperimentale (quindi poco motivati, a tutto svantaggio dell'ipnosi), e con una performance giudicata da uno staff tecnicamente scettico. Grazie a tutte queste condizioni sfavorevoli, i risultati sono da considerarsi veramente inequivocabili.

L'ipnosi è sopravvissuta nel tempo per la sua utilità nel ridurre il dolore in chirurgia. Gli esperti di ipnosi si sono inventati 3 tipi di tecniche: SUGGESTIONE DIRETTA della diminuzione di dolore, ALTERAZIONE dell'esperienza dolorosa, e REDIREZIONE dell'attenzione lontano dalla fonte di dolore. Esercitando l'immaginazione si può ridurre il dolore. L'immagine concreta è un supporto per aiutare il paziente a controllare il dolore, cioè si stimola l'immaginazione a fini pratici. A quel punto il paziente può accettare o rifiutare. Questo non è un placebo, ma è molto di più.

Certi sostengono che il soggetto riferisca una diminuzione di dolore per compiacere all'ipnotista, ma l'uso sperimentale di soggetti simulatori non ipnotizzabili ha dimostrato che non è così: non può trattarsi di compiacenza. In altre parole, c'è una percezione realmente minore del dolore. Le prove di laboratorio dicono ben chiaro che l'ipnosi non riduce solo il suffering ma anche la sensory pain, cioè entrambe le componenti del dolore. Gli esperimenti dimostrano che per i soggetti poco ipnotizzabili l'analgesia ipnotica agisce al pari del placebo, mentre in quelli molto ipnotizzabili la riduzione del dolore tramite ipnoanalgesia è di gran lunga superiore a quella da placebo.

Pertanto l'ipnosi non può essere un placebo. Anche se non è noto un buon indice fisiologico di dolore, il battito cardiaco e la pressione ematica salgono quando uno sente male. Con l'analgesia ipnotica i segnalatori volontari (le smorfie, i gemiti,..) si riducono molto di più di quelli involontari (polso e pressione, che restano praticamente invariati), per cui in base a questi ultimi il calo di dolore sarebbe illusorio.

Ma come si può confutare quello che il soggetto riferisce di esperire, e cioè un calo del dolore? Si tratta di un paradosso. L'analgesia ipnotica chiaramente funziona, ma i parametri fisiologici associati al dolore rimangono praticamente invariati. Per ora si può dire che i segnali volontari scompaiono, indicando un buon comfort e relax ipnotico, mentre quelli involontari persistono forse perché si tratta di alterazioni cardiovascolari per nulla preoccupanti. Infine c'è un altro punto importante: ridurre l'ansia non significa ridurre la percezione del dolore. Il tranquillante non è un analgesico.

Il diazepam (valium), l'acido acetilsalicilico (aspirina) e il placebo funzionano sul dolore come segue: il tempo di tolleranza viene massimizzato dal valium (perché l'ansia cala anche se lo stimolo doloroso cresce), ma con l'ipnosi non c'è correlazione tra ansia e dolore percepito, per cui l'ipnosi va considerata più come un analgesico che come un tranquillante. L'analgesia ipnotica non è correlata alla riduzione dell'ansia, cioè non può essere dovuta al relax, e infatti il dolore può venire ridotto in trance anche mentre l'ansia sale (l'anticipazione del fenomeno analgesico ipnotico è una forma di eccitazione nervosa che si oppone alla calma). Insomma, con l'analgesia ipnotica l'effetto è analgesico, anche se l'ipnosi può essere usata come sedativo per mitigare l'ansia, che è ben distinta dall'analgesia nell'ambito dell'esperienza totale del dolore. In oncologia, ostetricia, chirurgia, e odontoiatria, il dolore ha ben poco di psichico, e sul dolore fisico l'ipnosi dimostra la sua validità di analgesico come metodo di controllo del dolore (fonte: Hilgard & Hilgard, 1984). Naturalmente, anche la medicina di base può sfruttare molto l'ipnosi, ad esempio per emicranie, mal di testa, dolori articolari, dolori neuromuscolari, dolori mestruali, ed altro.

www.psicolife.com

Thursday, March 16, 2006

Tipi di Dolore

Due sono le principali categorie delle sensazioni dolorose: somatico e neuropatico.

Dolore somatico
Origina nel corpo (in greco antico soma) nel suo complesso, escludendo il sistema nervoso. In questa categoria si usa distinguere: il dolore somatico vero e proprio, intendendo l’eccitazione dei sensori del dolore situati nella cute, nei muscoli, nelle articolazioni e nelle ossa; il dolore somatico viscerale cioè il dolore che nasce dagli organi interni. In ambedue i casi, cioè che si parli di dolore somatico vero e proprio o di dolore somatico viscerale, di frequente, lo stimolo doloroso è ben individuabile, il dolore è controllabile da antinfiammatori e analgesici, il dolore è spesso acuto.

Dolore neuropatico
E’ il dolore causato da alterazioni del cervello, midollo spinale, nervi ed è caratterizzato da: non chiaro stimolo causale; il non essere influenzabile dai comuni analgesici; una frequente cronicità e, spesso, dall’essere poco localizzabile.


Quali tipi sono

La metà dei pazienti che si reca dal medico lo fa per una lamentela primaria dei seguenti dolori:


Mal di testa

Le sinusiti, le anemie, l’ipertensione arteriosa, le otiti, le affezioni dentarie, le meningiti, il fumo, l’alcol... sono le più frequenti cause delle emicranie secondarie (10% dei mal di testa).

Il restante 90% è rappresentato dalle emicranie essenziali, cioè quel mal di testa di cui non è possibile stabilire con chiarezza la causa. Fra queste le più frequenti sono l’emicrania comune o vasomotoria e quella abituale.

L’emicrania comune
è caratterizzata da due sintomi principali: il dolore insorge spesso in una parte della testa e tende a diffondersi via via a tutto il corpo; in molti casi è violento e pulsante mentre in altri è sordo e continuo ed esacerbato da sforzi, movimenti, tosse, starnuti; una sua variante all’inizio oppure una sua concomitanza è la tensione dei muscoli della nuca e delle spalle. Il secondo sintomo, nausea, si manifesta molto spesso e se la persona sofferente arriva a vomitare non di rado cessa l’attacco.

Altri sintomi che possono accompagnare il dolore sono: aumento della lacrimazione oculare con bruciore, sonnolenza, aumento del muco nasale, senso di vertigini e instabilità alla luce e ad alcuni odori e suoni.

Emicrania abituale
Questo tipo di emicrania si presenta al mattino in modo sordo, può aumentare oppure no durante la giornata e accompagnare l’individuo fino al riposo notturno per ripresentarsi nuovamente il mattino seguente e tutto questo per settimane, mesi e, purtroppo, anche per anni.


Mal di schiena

I sintomi che presenta chi soffre di mal di schiena sono divisi a seconda del tratto della colonna vertebrale colpita. Vediamo i due dolori principali.

Dolore cervicale
Questo dolore può presentarsi in modo acuto oppure lento e via via più grave. Nel primo caso il dolore è improvviso e violento in una zona ristretta e ben localizzata della nuca (torcicollo). Nel secondo caso, a insorgenza lenta, il dolore è sordo, interessante tutta la nuca ed esacerbato o provocato dai movimenti del capo. Questa cervicalgia è detta cronica poiché molte volte continua per molto tempo.

Dolore lombare
Può presentarsi in forma acuta o cronica e comparire bruscamente. Quando è acuto in genere consegue all’improvviso per esempio nell’atto di sollevare un peso da terra. In questo caso si parla di “colpo della strega”, il dolore descritto come sensazione di uno “strappo” o di un “bruciore” violento. Nella forma cronica invece il dolore è di vecchia data.

Dolore sciatico
La “sciatica” è un sintomo doloroso del nervo sciatico (il tronco nervoso più grosso e più lungo del corpo umano) che decorre dalla parte lombare della colonna vertebrale ramificandosi in tutto l’arto inferiore e responsabile della sensibilità, del movimento delle gambe. Scoliosi, artrosi, discopatie o ernie del disco possono essere causa di sciatica, ma spesso il nervo può ammalarsi per suo conto (nevrite), per cause infettive, reumatiche e tossiche. Il dolore si manifesta in modo “vivo”, come da “nervo scoperto”, nella parte posteriore della coscia e della natica, con irradiazione lungo l’arto e nella parte anteriore e laterale della gamba, del polpaccio, interessando spesso anche il piede.

Dolore reumatico
E’ il dolore a carico delle articolazioni e delle strutture intorno a loro.

Vediamo adesso i principali tipi di dolore reumatico:

Dolore infiammatorio. Le cause di questo tipo di dolore possono essere di natura infettiva, immunitaria (reumatismo articolare acuto, artrite reumatoide, eccetera), dismetabolica (gotta). Il dolore interessa una o più articolazioni, può essere acuto oppure cronico e si associa generalmente ai classici sintomi dell’infiammazione.

Dolore meccanico. A parte i traumatismi acuti il dolore meccanico insorge generalmente in rapporto ad alterazioni della struttura ossea articolare e può derivare dai reumatismi infiammatori o da malattie di tipo “degenerativo” come l’artrosi. Il dolore spesso è scarsamente localizzabile in un punto preciso strettamente correlabile a particolari movimenti con il riposo. Talvolta le articolazioni sono facilmente dolorabili anche in rapporto alle “tensioni” muscolari e agli sbalzi della pressione atmosferica (clima). Fanno parte del dolore meccanico i cosiddetti reumatismi “extra - articolari” come le periartriti, le borsiti, le tendiniti, tutti processi infiammatori di strutture intorno alle articolazioni dovute a micro - traumatismi e caratterizzate da dolori acuti o cronici di solito ben localizzati ed evocati da precisi movimenti del segmento corporeo interessato.

Fibromialgia. La forma di “dolore reumatico” più comune interessa i muscoli e le strutture intorno alle articolazioni, non accompagnata da manifestazioni obiettive e infiammatorie né da impedimenti ai movimenti, denominata “reumatismo fibromialgico” oppure “fibromialgia diffusa”. Questo frequente disturbo colpisce in maggior parte le donne e i dolori vengono descritti come “fatica dolorosa”, “sensazione di stiramento”, bruciatura oppure morsicatura, “dolori dappertutto”, spesso drammaticamente influenzati dalle variazioni meteorologiche, e associate ad alterazioni del sonno, a mal di testa, a crisi ansiose.

Dolore viscerale

Il dolore somatico viscerale nasce dai sensori del dolore situati dentro e intorno agli organi interni del corpo umano. E’ spesso riferito a zone più o meno vaste della pelle a volte anche lontane dall’organo colpito. Esiste in questo senso una vera e propria “mappa” cutanea, ben conosciuta da tutti i medici, da cui è spesso possibile, individuata l’area dolente, risalire all’organo interno ammalato e non ben funzionante. Dato che il “mal di pancia” è molto diffuso tra la popolazione e riguarda il dolore viscerale, affrontiamo qui i due più comuni tipi di questo dolore: il dolore gastrico e quello ginecologico.

Dolore gastrico
Il “mal di stomaco” (dolore gastrico) è molto variabile da persona a persona anche se di solito è avvertibile nella metà superiore centrale dell’addome (epigastrio); può manifestarsi come bruciore, crampo, senso di dilatazione e può diffondersi in alto a destra o a sinistra, dietro lo sterno, a livello lombare della colonna vertebrale o fra le scapole. Il dolore può essere accompagnato da nausea oppure vomito e durare qualche giorno oppure essere sempre presente (dolore cronico). Le cause note del mal di stomaco sono la gastrite o l’ulcera e compare spesso dopo strapazzi fisici e dietetici o situazioni di stress.

Dolore ginecologico
I cosiddetti dolori mestruali possono essere dovuti ad anomalie funzionali (di tipo ormonale) oppure anche a problemi di tipo psicologico. Il dolore si accompagna spesso a mal di testa, a modificazioni dell’umore, e a caratteristiche spasmodiche (crampi) con tendenza a diminuire durante l’emorragia mestruale.

Visita anche gli altri blog su:www.psicolife.com

Wednesday, March 15, 2006

Cos'è il dolore

Fin dagli albori dell’esistenza la comprensione, il controllo, l’eliminazione del dolore sono sempre stati tra i principali problemi dell’uomo.

Tuttavia il dolore molte volte segnala il rischio di perdita dell’integrità psicofisica funzionando come allarme di molte malattie individuabili meglio grazie, appunto, alle sue localizzazioni e alle sue qualità. Ma se tutto questo è vero riguardo alle malattie acute non lo è invece quando il dolore si fa cronico, cioè quando esaurisce il suo compito di sentinella perdendo l’utilità di allarme e divenendo esso stesso più malattia che sintomo.

Come può essere

In medicina il dolore è il più comune sintomo di malattia e indica che nell’organismo sta accadendo qualcosa di nocivo. In tutto il corpo, vi sono particolari sensori nervosi responsabili della prima trasmissione dolorifica al midollo spinale situato dentro la colonna vertebrale denominati “nocicettori”. Una seconda via nervosa nel midollo spinale giunge al cervello dove la “sensorialità” permette di sentire più o meno lo stimolo come dolore, la “cognizione” di capire che si ha il dolore, “l’emotività”, diversa da persona a persona, responsabile della tollerabilità al dolore.

Il dolore può essere:

localizzato, quando una persona indica il preciso punto del corpo dove avverte il dolore;

irradiato, nel caso in cui dal punto di origine il dolore sembra seguire un decorso lungo un tratto del corpo (ad esempio, un mal di schiena con una irradiazione sciatica);

riferito, cioè quando chi soffre indica un’area di dolore cutaneo più o meno vasta senza una chiara localizzazione.

Oltre alle vie nervose ascendenti che portano gli stimoli dolorosi dal corpo al cervello, esistono altre vie che da questo discendono al midollo spinale con la funzione di inibire o meno il dolore aiutate da particolari sostanze capaci di modificare la sensibilità al dolore.

www.psicolife.com