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Psicolife - psicologia e psicoterapia a Firenze

Wednesday, November 10, 2010

Cos'è il dolore

Il dolore è una esperienza individuale spiacevole talvolta drammatica (che limita la vita personale, sociale e lavorativa) difficile da descrivere per chi ne è colpito.
E’ un fenomeno che riguarda tutte le età ed è troppo spesso trascurato perché poco conosciuto.
Esistono due diversi tipi di dolore:
  • il dolore come sintomo (momentaneo e transitorio)
  • il dolore come malattia (continuato e perdurante nel tempo). 
Il dolore sintomatico ha una funzione di protezione, segnalando all’organismo la presenza di un danno come nel caso di una frattura, di una ustione o di una patologia che potrebbe, trascurata, peggiorare; dal punto di vista psicologico è caratterizzato dalla preoccupazione di ciò che è accaduto e dall’ansia per le successive conseguenze o le recidive (possibilità che ricompaia in futuro).
Il dolore sintomatico è una condizione transitoria che volge a termine in poche settimane. Può capitare che il dolore invece perda il suo significato di segnale di allarme diventando una vera e propria malattia o condizione permanente.
Tale condizione può essere duratura finendo con il persistere per  mesi o anni.
Questo è il dolore patologico (inteso come condizione perdurante, come una malattia) i meccanismi che producono e mantengono la sofferenza nel tempo sono molto complessi ed anche le conseguenze psicologiche diventano rilevanti e possono influenzare il risultato della terapia.
 
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Thursday, October 07, 2010

Cervello: l'emicrania modifica aree del dolore anche nei bambini

(ANSA) - MILANO, 28 SET - Anche nei piu' piccoli l'emicrania altera la sostanza grigia e le aree cerebrali preposte al dolore. Lo sostiene il neurologo Pinessi. Anche di questo studio si parlera' al 24/o congresso nazionale della Societa' italiana studio cefalee (Sisc), che si terra' dal 30 settembre al 3 ottobre a Caserta. Sono 8 milioni gli italiani che soffrono di cefalea. Le donne sono colpite 5 volte piu' degli uomini. Per l'Oms il mal di testa e' fra le prime 20 patologie invalidanti.


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Tuesday, July 13, 2010

Il dolore di tutti i giorni. Che non si cura


In Italia 200 centri per 12 milioni di malati. Sei mesi per una visita. Emicrania e mal di schiena i più diffusi




Il dolore cronico è una malattia, e non un sintomo. Va diagnostica to e curato. Lo dice l’Organizza zione mondiale della Sanità (Oms), lo affermano le scuole di medicina più all’avanguardia, lo ribadiscono economisti sanitari, conti alla mano. È stato calcolato negli Stati Uniti che solo il mal di schiena costa ben 100 miliardi di euro all’anno in ore di la voro perse, farmaci sbagliati e ricove ri per le conseguenze di una terapia non appropriata. Se ben trattato, l’80 per cento di questa spesa sarebbe uti lizzabile in altro modo. In Italia, 3 milioni di euro sono sta ti spesi nel 2007 per prestazioni e far maci a causa del dolore e 3 milioni sono le ore lavorative perse in un an no.
Secondo un’indagine Istat, poi, nel 23% dei casi i pazienti dichiarano di aver dovuto cambiare la propria posizione sociale: quasi il 20% dei pa zienti ha perso l’impiego (ogni anno in media i pazienti perdono per ma lattia 15 giorni lavorativi), il 28% è stato costretto a un cambio peggiora tivo di mansione, il 20% ha cambiato lavoro. Chi è colpito ha un’età media di 48 anni. Età in cui non è bello ritro varsi a spasso e sofferenti. Cifre enormi, perché enorme è l’in cidenza del dolore cronico non da cancro: un cittadino su cinque, ame ricano o italiano che sia. Il 20% della popolazione adulta europea, con pic chi in Norvegia, Belgio e Italia (a pari merito con la Polonia). Sessanta mi lioni sono i sofferenti negli Stati Uni ti, 75 milioni in Europa, 12 milioni in Italia. E solo per il 7 per cento di que sti un cancro ne è la causa. Curiosità: di dolore cronico soffre un terzo di tutte le casalinghe europee. Il mal di schiena è al primo posto per giorni di lavoro persi e qualità di vita rovinata: negli Stati Uniti ne sof fre il 30% di chi si reca dal medico per una cura analgesica. Il mal di te sta (emicrania, cefalea), al secondo posto, con il 20-25%. Poi c’è un 45% dovuto a patologie osteoarticolari da suddividere tra schiena e articolazio ni, tra malattie degenerative e eredi tà di traumi da sport o incidenti. Per arrivare a malattie come l’artrite reu matoide. E non va dimenticato il clas sico «fuoco di Sant’Antonio». Quando si soffre, in pochi casi in Italia vi sono specialisti competenti. Paese, il nostro, dove per tradizione e cultura soffrire sembra un obbligo. Il più delle volte la cura è per sentito dire. Se va bene c’è il consiglio del farmacista, se va male il classico an ti- infiammatorio di cui i cassetti de gli italiani sono pieni. Spesso il dolo re resta ma è lo stomaco a soffrire. I centri specializzati (diagnosi e tera pia del dolore adeguata) sono circa 200 e 3-6 mesi sono i tempi d’attesa per una visita specialistica. Chi è dila niato dal mal di testa può aspettare sei mesi? Soffrire non è un obbligo, ma in Italia sembra che ancora lo sia. Nella cura del dolore, inquadrato come ma lattia, il mondo ha fatto passi da gi gante soprattutto negli ultimi dieci anni. «Oggi si può affermare che il 90% di chi soffre trova la giusta cura. L’importante è proporla», dice Paolo Mariconti, presidente della sezione milanese della Fondazione Isal.



La medicina italiana, inoltre, ha l’etichetta di «oppiofobica» pur es sendo morfina e suoi derivati uno dei parametri su cui si basa l’Oms nel valutare una corretta terapia del dolore. L’Italia è ancora ultima in Eu ropa e tra i Paesi ricchi in numero di dosi utilizzate. Anche se, a piccoli passi, sembra avviarsi nella direzio ne giusta. Lo confermano i dati del Centro studi Mundipharma: «Per quanto riguarda l’impiego di farmaci oppioidi nella terapia del dolore cro nico, si evidenziano in Italia i primi importanti segnali di crescita. Nono­stante continui ad occupare l’ultimo posto in Europa per spesa e consu mo procapite (rispettivamente: 0,74 euro e 69,12 milligrammi a testa), è il nostro Paese ad aver registrato il maggiore incremento nel 2008 rispet to all’anno precedente, con un più 23,83% sulla spesa per singolo cittadi no, contro un più 6,76% della media europea. Ma dipende dal terreno da recuperare, che è molto. Tradotto: se nel 2006 le dosi vendute bastavano a non far soffrire la metà dei malati ter minali di cancro (65 mila), nel 2008 si è saliti al 70% (circa 95 mila). Que sto, però, senza curare il dolore croni co non da cancro. Una delle difficoltà era la prescrizione di questi farmaci. Oltre all’oppiofobia della nostra me dicina, c’era la burocrazia. Rimossa soltanto ora dal viceministro Ferruc cio Fazio, che ha dato ordine a Guido Fanelli, coordinatore della commis sione ministeriale per la terapia del dolore e le cure palliative, di riforma re «radicalmente» il settore.
Primo atto del viceministro Fazio, con ordinanza in vigore dal 20 giu gno 2009, azzerare la burocrazia per farmaci anti-dolorifici quali gli op pioidi: niente più ricettari speciali, né registri di entrata e di uscita, né obbligo di conservarli in armadi chiusi a chiave. Insomma sono diven tati anche per la burocrazia italiana farmaci normali, prescrivibili come gli altri e non come «sostanze stupe facenti ». C’è poi un disegno di legge sul trat tamento del dolore che prevede una rete di centri specialistici e i medici di famiglia come primo cardine della terapia. In commissione, il ddl è sta to criticato dall’ex ministro della Sa lute Livia Turco. Soprattutto per la mancanza di fondi. «Francamente siamo un po’ stupiti dal fatto che su un tema per sua natura sottratto alla contesa politica, come la cura del do lore, si accendano polemiche da par te dell’opposizione — commenta Mauro Martini, presidente nazionale del sindacato Snami —. Come medi ci di famiglia, che ogni giorno hanno a che fare con i pazienti che soffro no, riteniamo fondamentale che si sia imboccata la strada giusta». L’obiettivo di Fazio è quello di un «territorio senza dolore». Con quali fondi? Spiega Fanelli: «Il 25 marzo 2009 la conferenza Stato-Regioni ha approvato la proposta di Fazio nel de­stinare a progetti sul dolore 100 mi lioni di euro ricavati dagli obiettivi di piano delle Regioni (un miliardo e 400 milioni di euro per obiettivi spe cifici). Cento milioni all’anno, per tre anni: 94 al dolore in generale, mezzo milione per un osservatorio naziona le su organizzazione e sprechi, 4.5 mi­lioni all’anno alle cure palliative. Il Veneto ha già presentato un proget to di legge. Il ministero ha poi stan ziato 300 mila euro per il 2008 per un progetto pilota di tutor per formare medici di famiglia in Veneto, Emilia Romagna, Lazio e Sicilia. Il progetto è già partito». Sprechi? Risponde Fanelli: «In un anno più di 50 mila morti con neo plasia in reparti per acuti, nonostan te gli hospice, con un milione di gior nate di degenza pari a 346 milioni di euro di spreco. Quei malati non pos sono stare in reparti per acuti, ma o negli hospice o assistiti a casa». Tutti soldi che sarebbero stati utili alla re te «territorio senza dolore».
Articolo di: Mario Pappagallo
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Tuesday, June 01, 2010

Dolore: il 30 maggio giornata del sollievo

Pubblicato da Valeria Ghitti in In Evidenza, Malattie, News Mediche, Politiche Sanitarie.

Torna anche quest’anno, per la nona volta, laGiornata Nazionale del Sollievo, promossa dalMinistero della
Il 30 maggio Giornata Nazionale del Sollievo
Salute, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e dalla Fondazione Nazionale “Gigi Ghirotti”. La giornata, che si celebrerà il prossimo 30 maggio, è l’occasione per promuovere una cultura del sollievo intesa come liberazione dalla sofferenza fisica e psicologica che colpisce molti malati in Italia.

Una giornata per puntare l’attenzione sulla terapia del dolore, certamente, ma anche per favorire una presa in cura a 360 gradi della persona sofferente. “I nostri Istituti insieme alla fondazione “Gigi Ghirotti” condividono l’obiettivo di portare sollievo, inteso nell’accezione di serenità, affetto, vicinanza, amore, altruismo, comprensione, umanizzazione delle cure” spiega il professor Francesco Bevere Direttore Generale degli Istituti Regina Elena e San Gallicano, tra i centri aderenti all’iniziativa, con una intera giornata ricca di appuntamenti ricreativi.

Sono, infatti, previsi, presso i due istituti romani: proiezione di film, proiezione della partita Italia – Germania 1982, laboratori di pittura, giochi di carte, corsi di make-up al quale parteciperanno anche Hoara Borselli, Maria Grazia Nazzari e Barbara Chiappini nelle vesti di consulenti di bellezza. “Le cure palliative, essenziali a sollevare il paziente dal dolore, non sono sufficienti se non comprese in un progetto di assistenza globale che tenga conto della comunicazione, dell’ascolto, del supporto e dei bisogni inespressi dellepersone malate e dei familiari” continua Bevere.

Molte sono le iniziative promosse dalle Regioni, dalle strutture sanitarie e dalle associazioni di volontariato in tutta Italia: per conoscere quelle più vicine basta visitare il sito internet della Fondazione Ghirotti. Alcune strutture hanno organizzato eventi e incontri già nei giorni precedenti a domenica.

Immagine tratta da: Rai.it


Thursday, April 15, 2010

Vincere il mal di schiena a parole

La terapia cognitivo comportamentale efficace per un anno. Eliminando la paura di muoversi

Tratto da: Corriere della Sera

MILANO - «Intendiamoci, non stiamo parlando di psicoterapia né stiamo assolutamente dicendo che il mal di schiena è un problema psicologico. Ma il modo in cui i pazienti vi si rapportano può cambiare di molto le cose». Zara Hansem, dell’University on Warwick di Coventry nel Regno Unito mette le mani avanti, prevenendo le critiche che potrebbero venire allo studio a cui ha preso parte e che è stato pubblicato su The Lancet. La ricerca ha evidenziato che la terapia cognitivo comportamentale di gruppo è in grado di ridurre il mal di schiena, sia quello sporadico che quello cronico. Roba da far storcere il naso ai detrattori delle medicine non convenzionali, ma supportata da prove piuttosto forti.

LO STUDIO- I ricercatori hanno arruolato oltre 700 pazienti tra i medici e gli infermieri di famiglia britannici che avevano sofferto di mal di schiena per almeno sei settimane nei precedenti sei mesi. Due terzi di essi sono stati sottoposti a terapia cognitivo comportamentale, un terzo a nessuna specifica terapia. Il trattamento sperimentale, somministrato da psicoterapeuti, infermiere e psicologi opportunamente addestrati, consisteva in sedute di gruppo il cui obiettivo era cambiare i comportamenti e le credenze relativi alla possibilità o meno di svolgere attività fisica per le persone che soffrono di mal di schiena. Rimanere attivi è infatti una delle principali indicazioni contenute nelle linee guida internazionali. E benché interventi come agopuntura, manipolazione osteopatica o ginnastica posturale siano soltanto un appena più efficaci del continuare a svolgere una vita normalmente attiva, questa indicazione è spesso disattesa dai pazienti. Spesso perché timorosi di peggiorare le cose. Cambiare questa credenza e valutare gli effetti degli interventi è stato lo scopo dello studio. I risultati sono stati più che incoraggianti: a 4 mesi dalle sedute i pazienti riferivano benefici analoghi a quelli riportati dalle persone che si sottopongono abitualmente ad agopuntura, manipolazione osteopatica o ginnastica posturale. Tuttavia le cose cambiano decisamente a un anno di distanza, con il netto sorpasso della terapia cognitivo comportamentale (il 59 per cento dei pazienti continuano a non manifestare dolore). Questo intervento, inoltre, costa meno della metà rispetto agli altri.

IN GRUPPO DAL MEDICO DI FAMIGLIA? - Entusiasti i ricercatori, che plaudono alla provata efficacia del terapia. Che è inoltre economica e di facile attuazione. Al punto da sembrare l’uovo di Colombo per un problema - il mal di schiena - che è considerato una delle prime tre fonti di disabilità nei Paesi industrializzati. «Per i medici di famiglia la terapia cognitivo comportamentale sarebbe un’eccellente opzione da mettere in pratica prima di inviare i pazienti a un consulto con lo specialista», si spinge ad affermare Laxmaiah Manchikanti, del Pain Management Center of Paducah in Usa, in un editoriale pubblicato sullo stesso numero della rivista britannica. «In pazienti selezionati - prosegue - essa non richiede consulti o interventi dello specialista, è un trattamento che può essere praticato in uno studio medico ed è economico. Certo, non è una panacea». E, soprattutto, si preoccupa Manchikanti, un intervento così esteso di sanità pubblica «non sarebbe possibile in uno Stato senza Sistema sanitario nazionale come gli Stati Uniti».

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Wednesday, February 17, 2010

Arriva l'ipnosi per un parto indolore


Nel corso di un convegno medico nazionale sul "Parto alternativo e alternative del parto", si è discusso di una tecnica innovativa nel suo genere ossia l'ipnosi, che aiuta a partorire senza dolore.
Diversi studiosi e ricercatori hanno spiegato che si tratta dell'induzione di un particolare stato mentale, uno stato di coscienza alterata che fa da ponte fra il momento in cui si è perfettamente svegli e lo stato di non coscienza quando si dorme.

Bisogna disattivare la parte conscia del cervello, impedendo al principio di realtà di operare, consentendo così alle parole dell'ipnotista di attraversare il corpo e di suscitare immagini ed emozioni. È dimostrato, che l'impiego dell'ipnosi nel campo ostetrico ha più volte evidenziato grande utilità ed efficacia nella facilitazione di tutte le fasi del travaglio.

L'ipnosi, produce l'attenuazione dei dolori del parto attraverso due meccanismi fondamentali: è capace di indurre uno stato psicofisico che permette da solo di controllare il complesso dolore-paura e induce una dissociazione percettiva. Va comunque ricordato che l'ipnosi non è tuttavia una tecnica sempre applicabile.

Studi recenti indicano che circa il 70% dei soggetti può essere ipnotizzato. Tale percentuale aumenta fino al 90-95% nelle donne incinte che risultano più ipnotizzabili per l'aspettativa ansiosa che spesso le domina e le spinge a cercare aiuto.